Felice ROMANO, Segretario Generale del SIULP, commenta la condanna dell’Ispettore di Polizia processato a Modena e condannato per lesioni.

“Esprimiamo fiducia incondizionata nei giudici – sottolinea Felice Romano - certi che nel processo d’appello si potrà, attraverso anche le verifiche da parte di un CTU, non nominato nel giudizio appena concluso, delle prove documentali e delle perizie depositate dalla difesa, accertare come veramente sono andati i fatti in modo da dimostrare che non vi è stata nessuna condotta volontaria e dolosa nel comportamento tenuto dall’Ispettore - poliziotto con oltre 40 anni di onorato servizio, conosciuto da tutti per la sua comprovata professionalità ed equilibrio proprio nei servizi di ordine pubblico e al quale va la nostra vicinanza e solidarietà - presente in quel luogo perché comandato e perché tenuto all’obbligo di obbedire ad un ordine legittimo dato dall’Autorità di P.S. per evitare che i facinorosi potessero occupare degli uffici pubblici del comune”.

“Lo abbiamo sempre detto, le sentenze, anche quando non ci piacciono, vanno rispettate. Giacché la differenza tra chi ha giurato fedeltà alla Repubblica, e deciso di servire il Paese sino al sacrificio estremo della propria vita, e chi delinque che invece non riconosce lo Stato, le sue istituzioni e le leggi che emanano, risiede proprio in questo. Ciò non significa, però, che le stesse, non possano essere commentate e criticate se necessario”.

“Riteniamo, e lo abbiamo sempre affermato, che nessun poliziotto invoca immunità o impunibilità nell’esercizio delle sue delicate funzioni. Da qui, però, dare una lettura intenzionale all’operato degli stessi e voler affermare la volontarietà, e quindi il dolo nell’agire nel momento il cui non ha fatto altro che obbedire ad un ordine legittimo e ad un obbligo del dovere cui sono sottoposti, riteniamo che ci sia qualcosa che non va e che chi ha la responsabilità politica di governo del Paese se ne deve far carico e deve intervenire per risolvere una delicatissima questione nella quale, comunque vada, le uniche vere e vittime sono sempre le donne e gli uomini che vestono l’uniforme”.

“Non erano i poliziotti, originariamente in due e poi diventati nove proprio per la veemenza dei facinorosi, ad essere in quel luogo volontariamente e a voler occupare abusivamente gli uffici comunali - sottolinea il leader del SIULP - Essi, semmai, furono chiamati sul posto proprio per la situazione di pericolo che gli occupanti dello stabile avevano avvertito. Come sempre accade, per fermare la violenza fu necessario far ricorso alla forza e all’uso delle dotazioni previste per questo genere di servizio, come scudi, lacrimogeni e lo sfollagente. Voler sostenere, come si afferma nella sentenza, che il danno ricevuto per effetto dell’uso degli scudi, dei lacrimogeni o dello sfollagente, sia il frutto di una condotta volontaria, pur volendo rispettare l’attuale sentenza di primo grado, riteniamo sia non rispondente alle intenzioni di chi, non mettendosi spontaneamente in quelle circostanze ma trovandosi in quella sede solo per obbligo del dovere a cui è sottoposto, sia ingeneroso e ci richiama tutti ad una serie riflessione sulla legittimità degli strumenti oggi assegnati ai poliziotti per fronteggiare queste situazioni”.

“Per questo, fiduciosi che il processo di appello farà piena luce su come si sono svolti i fatti, nel frattempo, a garanzia dei cittadini ma anche dei poliziotti, chiediamo al Ministro Piantedosi e al governo di disarmare la Polizia di Stato di questi strumenti e di ricercarne altri che consentano di arrestare la violenza senza esporre il personale ai guai giudiziari e ai linciaggi mediatici, come quelli che sinora abbiamo visto, e i cittadini ad eventuali danni. E confidiamo che questo avvenga velocemente perché, nelle more, in futuro, in casi analoghi, non potendo più disporre di alcun mezzo per arrestare la violenza, i poliziotti quando non riusciranno a fare più da contenimento con i loro corpi e i delinquenti o facinorosi occuperanno uffici pubblici o palazzi delle istituzioni, almeno nessuno potrà accusarli di violenza volontaria o di omissione agli obblighi derivanti dal loro status”.

Roma 14 settembre 2023                La Segreteria Nazionale

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